Le più antiche testimonianze relative a questo insediamento sono datate al X secolo e precisamente al 962 ed al 988. In un documento conservato nelle Pergamene della Basilica di S. Nicola si parla di un locum dotato di alcune strutture residenziali o anche fortificate come quel castellutzo de ipsi dalmatini che ha sempre fatto presupporre una possibile presenza di popolazioni di oltre Adriatico; mentre, negli Annali di Lupo Protospatario, in un passaggio datato al 988, Balsignano è citato come uno di quei vicos barenses colpiti dagli attacchi e relative distruzioni compiute dai musulmani siciliani.
Se dunque è assai probabile che del più antico insediamento sopravviva ben poco agli inizi dell'XI secolo, sarà proprio sul finire dell'anno Mille che Balsignano rientrerà tra i possedimenti di un grande monastero benedettino, quello di S. Lorenzo di Aversa.
Da questo momento sarà la comunità monastica, non soltanto a gestire il patrimonio rurale, ma anche a realizzare una serie di interventi strutturali che costituiranno il primo impianto dell'insediamento che oggi conosciamo. Questo testimonierà la solidità economica del casale confermata da un'altra serie di documenti del XII e XIII secolo nei quali si parla delle rendite agricole di Balsignano, ma anche la sua importanza politica ribadita dalle concessioni che i duchi normanni e, successivamente, l'imperatore svevo fecero a favore dei monaci benedettini.
È l'età angioina il momento di maggior splendore economico per il casale di Balsignano: i monaci benedettini, sin dal 1282, lo avevano dato in concessione a fronte di una quota di affitto, prima a Ruggero della Marra, poi a Francesco de Carofilio, sotto il quale il casale visse uno dei momenti più critici della sua storia trovandosi al centro del conflitto dinastico fra il ramo ungherese e quello napoletano della dinastia angioina.
Balsignano che si era schierato dalla parte filo-ungherese, alla metà del `300 fu teatro di alcuni episodi bellici che influirono notevolmente sulle strutture del casale; per gli anni a seguire del `300 e per tutto il `400 fu dato in concessione ad un a lunga serie di signori feudali.
Dai documenti risulta che dal 1528 le sue strutture erano fatiscenti, ulteriormente provate dagli attacchi e dai saccheggi avvenuti durante il conflitto franco-spagnolo. Comincia così il progressivo abbandono delle strutture da parte della popolazione che si trasferisce nella vicina Modugno già nel 1561.
Nel `600 la proprietà di Balsignano passò alla nobile famiglia modugnese dei Faenza ed il sito divenne una sorta di dimora signorile tanto che, all'inizio del `700, Leonardo Antonio Faenza vi dimorava stabilmente: dopo di lui i suoi successori ed ancora nel 1760 Vito Nicola Faenza morì nel letto del suo “casino” di campagna di Balsignano.
Tra `800 e `900 altri proprietari si avvicendarono sino ad arrivare a Tommaso Lacalamita ed ai suoi eredi che nel 2000 vendettero il Casale al Comune di Modugno. Una lunga sequenza di avvenimenti storici che appare come scolpita sui prospetti di tutte le fabbriche del casale, ma che emerge anche dal sottosuolo grazie agli scavi sinora effettuati, lasciando intendere che, sebbene molto sia stato fatto, tanto altro questo prezioso insediamento è ancora in grado di svelare.
Ubicazione
Il complesso di Balsignano, ubicato nella omonima località del territorio comunale di Modugno (BA), costituisce una rara e preziosa testimonianza dei numerosi villaggi rurali che tra il X e XI secolo popolavano il paesaggio in terra di Bari, spesso difesi da mura e fortificazioni delle quali non sempre sopravvivono i resti. Il casale sorge a circa tre chilometri dall'attuale abitato di Modugno e a circa dieci chilometri a sud-ovest di Bari lungo la strada provinciale Modugno – Bitritto.
Esso venne edificato sul ciglio della lama Balsignano, diramazione della lama Lamasinata, una depressione del terreno determinata da fenomeni carsici di origine naturale, che costituisce una caratteristica geomorfologica del comprensorio barese.
Il casale sorgeva poco distante da una diramazione della via Traiana che da Bitonto giungeva fino a Bari; deve buona parte del suo fascino alla suggestiva posizione in un contesto che ha conservato ancora la fisionomia naturale del paesaggio agricolo pugliese. Nelle sue immediate vicinanze sono numerose le preesistenze di interesse storico: a nord del casale è stato messo in luce un villaggio neolitico molto esteso risalente al VI-V millennio a. C.; su di un vertice del quadrivio, vicino all'ingresso al complesso, si attesta la cappella detta di S. Pietro, in realtà dedicata a S. Maria di Costantinopoli; in posizione frontale rispetto all'ingresso si trova il Casale della Marchesa; inoltrandosi lungo la Via Vecchia Balsignano si incontra, in località Macchia La Torre, un boschetto divenuto di recente Oasi di protezione floro-faunistica, con la cappella di S . Leonardo.
Tutta l'area è inoltre caratterizzata da elementi tipici del paesaggio quali trulli, palmenti, neviere, insediamenti rupestri, muretti a secco.
Il complesso monumentale di Balsignano è stato oggetto di interventi di restauro finanziati con fondi:
Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Puglia – Basilicata – Delibera CIPE n.34 del 23.03.2012 | |
Regione Puglia - PO FESR 2007/2013 Asse IV Linea di intervento 4.2 | |
Comune di Modugno – Mutuo Cassa Deposito e Prestiti |
DIRETTAMENTE DAGLI ULIVI DI BALSIGNANO
È NATO L'OLIO EXTRAVERGINE DI BALSIGNANO
Prodotto dal Comune, è in distribuzione presso l'Info-Point del complesso monumentale
Lo si può trovare in bottiglia o in lattina presso l'Info-Point posto all'ingresso del complesso monumentale nelle giornate di apertura al pubblico. È l'olio extravergine d'oliva, 100% italiano, prodotto dagli ulivi pluridecennali e secolari presenti nel sito storico-archeologico di Balsignano.
L'idea, e la sua realizzazione, dell'Amministrazione Magrone di far nascere un olio dagli ulivi del Casale di Balsignano, con produzione diretta del Comune di Modugno, rientra tra le iniziative a sostegno della valorizzazione del territorio e dei beni culturali. La produzione e la distribuzione di un prodotto naturale come l’olio, ricavato peraltro da un’area agricola ad antichissima vocazione rurale all’interno della antica cinta muraria del complesso monumentale, sono intesi qui come una forma efficace di valorizzazione e veicolazione della conoscenza sia del sito culturale di Balsignano sia del territorio modugnese. È interesse del Comune preservare e salvaguardare l'antica tradizione e vocazione rurale intimamente legata allo sviluppo nei secoli ed alla storia dell'insediamento fortificato di Balsignano quale forma di patrimonio culturale immateriale, valore ambientale ed espressione di identità culturale collettiva.
Racchiuso dalla fortificazione esterna, il fondo rustico alberato (circa un ettaro e mezzo) annesso al Casale di Balsignano vede la presenza di oltre 300 alberi d'ulivo (alcuni secolari), per i quali la gestione del Comune partita nel 2016 prevede interventi manutentivi periodici di natura agricola come la potatura in vari periodi dell’anno e la raccolta del frutto in autunno inoltrato. L'olio d'oliva ricavatone nel novembre 2017 è un prodotto purissimo: nessuna irrorazione e raccolta delle olive fatta con sistemi tali da non compromettere la sopravvivenza delle piante, anche per preservare il terreno sottostante ed i depositi archeologici potenzialmente in esso esistenti.
La distribuzione dell'olio d'oliva del Casale di Balsignano sarà strettamente legata a occasioni/eventi di natura istituzionale quale ulteriore attività di promozione della conoscenza e dell’attrattività del territorio.
I prezzi: bottiglia 0,50 l. – 6 euro; bottiglia 0,75 l. – 8 euro; lattina 3 l. - 21 euro; latta 5 l. - 35 euro.
I proventi hanno destinazione vincolata all’incremento e alla valorizzazione del patrimonio culturale ed, in particolare del complesso monumentale di Balsignano.